L’ultimo attacco di Fini al premier “Si dimetta se il caso Ruby è vero”

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Ora spunta l’appoggio esterno al governo. Le colombe frenano. Il presidente della Camera: “Faremo interdizione su tutte le leggi ad personam

di CARMELO LO PAPA  http://www.repubblica.it/politica/2010/11/01/news/premier_dimissioni-8626419/

ROMA – “Amareggiato, perché l’Italia merita un biglietto da visita migliore”. Dopo giorni di silenzio, Gianfranco Fini irrompe sul caso Ruby, lo fa sotto i riflettori del cinema Adriano gremito da centinaia di fan romani intenzionati a seguire il leader anche nella nuova avventura. Preoccupato, confesserà poco più tardi ai suoi che gli chiedono conto di quei toni. Perché se l’affare della minorenne marocchina venisse confermato in tutti i suoi passaggi più ambigui, allora “il premier dovrebbe fare un passo indietro”. Le dimissioni sarebbero un passo inevitabile, necessario.

È l’estrema conseguenza, ancora eventuale, di un ragionamento che in mattinata il presidente della Camera aveva sviluppato dal palco, parlando delle pressioni di Palazzo Chigi emerse in questi giorni: “Se quell’intervento c’è stato – è la tesi di Fini – se è vero che è stato detto che quella signorina era parente di un capo di Stato, allora verrebbe dimostrata una disinvoltura, un malcostume, sintomo di uso privato di un incarico pubblico”. Da qui la necessità di un passo indietro. In ogni caso, la storia “sta facendo il giro del mondo e mette l’Italia in una condizione imbarazzante, davvero una brutta pagina”. Tanto più grave, racconta nell’intervista pubblica col direttore del Messaggero Roberto Napoletano, perché il Paese è “fermo” e “dilaniato da mille polemiche”. 

Il leader di Fli, tra gli applausi della platea, dà piena ragione a Emma Marcegaglia, la situazione è “drammatica” e il governo non sta facendo quanto sperato e atteso. “Non basta il pur necessario contenimento della spesa” attacca il presidente della Camera. “Possibile – si chiede – che l’Italia non riesca a trovare risorse che, al contrario, saltano fuori quando la Lega batte i pugni per difendere duecento ultrà delle quote latte? Il Pdl al Nord è la fotocopia della Lega ma gli elettori sceglieranno sempre l’originale”. E se il Parlamento “ormai lavora due giorni alla settimana” è perché non ci sono soldi per la copertura alle leggi. Allora, Berlusconi “metta la testa, come ama dire lui, sui problemi reali”. Non solo sulla giustizia. La riforma è necessaria, spiega Fini, a patto che non si risolva in un boomerang per i magistrati. Leggi ad personam invece no, per quelle il premier non potrà contare sul sostegno dei 36 deputati e 10 senatori di Futuro e Libertà. Il nuovo movimento non farà “interdizione sul pacchetto fiscale perché non è stato presentato, né sul piano per il Mezzogiorno perché non c’è. Interdizioni sulle leggi che servono unicamente al premier, quella sì” dice ancora tra gli applausi ricordando che la “legge è uguale per tutti”. Il lodo Alfano costituzionale è la soluzione per quel genere di problemi del premier, ma “lo dissi due anni e mezzo fa, inascoltato”. Sul caso Montecarlo, si limita a rispondere che “basta aspettare le decisioni della magistratura”, se una cosa si rimprovera, è di non aver indagato a sufficienza sulla società che acquistava l’immobile.

Il presidente della Camera ha da poco concluso l’intervista pubblica che Fabio Granata lancia dal suo blog una proposta “personale” che scatena la reazione delle colombe finiane: “Dopo Perugia, Fli deve aprire una fase nuova, ritirando la propria delegazione al governo assicurando l’appoggio esterno solo per emergenze e parti condivise del programma”. “Opinione personale” dicono da Moffa a Della Vedova, “una provocazione” per il capogruppo al Senato Viespoli. La più dura è Catia Polidori: “Chi è affetto da sintomi di disfattismo vada con Di Pietro”. “Non ne abbiamo mai parlato” si limite a commentare il coordinatore Adolfo Urso. “I ribaltoni non appartengono alla cultura del centrodestra”, stronca l’unico ministro Fli, Andrea Ronchi. Con Italo Boccchino che taglia corto: “Facciamo la convention di Perugia (sabato e domenica prossimi, ndr), lì Fini indicherà la strada”.

Ma le parole del presidente della Camera scatenano nuove reazioni polemiche dagli alleati Pdl, i quali tornano a mettere in discussione il ruolo super partes. L’annuncio delle “interdizioni” Maurizio Lupi lo giudica “grave”, perché non tiene conto del “ruolo istituzionale” di Fini. Se poi il leader di Fli accettasse la proposta di ieri di Bersani, “poco male, i due non hanno uno straccio di idea per un governo diverso dall’attuale” secondo Osvaldo Napoli.

 


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