Maschi alfa

di Concita De Gregorio 27/11/2010 22:03

InveceImmagino che abbiate sentito tutti Susanna Camusso cantare Bella ciao, ieri a San Giovanni, e che l’abbiate vista persino accennare un passo di ballo, con quella sciarpona al collo e il sorriso grande così, chiamare Epifani con le mani, vieni avanti dai vieni, e riprendere insieme ai Modena City Ramblers, mi son svegliata e ho trovato l’invasor. L’ho scritto il giorno del suo insediamento e lo ripeto: è un vento di allegria. Poi giudicheremo dai fatti, certo, ma intanto diciamoci che vedere una donna che parla di lavoro dei giovani e saluta gli studenti, dice che questo paese non merita un governo machista, indossa il casco degli operai e canta Bella ciao è – in Italia, oggi – uno spettacolo straordinario: fuori dal comune. Meglio in piazza San Giovanni che a Sanremo, dove per un’idea delirante di par condicio e per un soffio abbiamo scansato Giovinezza. Poi resta il fatto che passa il tempo e siamo ancora qui, che era il 2002 quando Santoro cantò Bella ciao a Sciuscià e successe l’iradiddio, ho messo insieme una raccolta di cronache degli ultimi vent’anni – “Un paese senza tempo” – racconta per esempio di quella riunione all’Ambra Jovinelli, otto anni fa, con tutto il teatro a cantare e Nicola Piovani che dice “non avrei mai pensato che Bella ciao tornasse ad essere una canzone sovversiva”. 2010, ancora sovversiva. Meno male che gli studenti non scendono dalla cupola del Brunelleschi ed entrano nei nostri blog per dire aiutateci a far sapere come stanno le cose che ci stanno infangando. Tranquilli, è il fango di ogni giorno. Copritevi che il fine settimana sarà freddo e restate sui tetti, se potete.

Questa faccenda della par condicio è diventata grottesca. Dopo Giovinezza ecco i Movimenti per la vita che golosi dei dieci milioni di spettatori che non riuscirebbero mai ad ottenere pretendono il palco di Fazio e Saviano. Della morte nessuno sa nè vuole parlare più. E’ il supremo dei tabù, negli anni di plastica dell’eterno presente. Trovo che fissare nel 9 febbraio, anniversario della morte di Eluana, la Giornata della Vita sia un insulto indecente a chi ha sofferto l’indicibile: è come dire voi siete quelli che vogliono la morte, è come dire al padre di Eluana alla moglie di Welby che hanno ucciso la figlia, il marito. Credete davvero che li abbiamo voluti morti, che non li avrebbero preferiti vivi? Avete il coraggio di dir questo? Son cose che sgomentano. Sgomenta sentir dire che se la camorra avesse voluto uccidere Saviano l’avrebbe già fatto. Sgomenta la rissa da galli nel pollaio che si è scatenata contro Saviano fra campioni dell’opposizione mediatica. Dicevo molti mesi fa che c’è un eccesso di testosterone, in queste dispute: lotta fra aspiranti maschi alfa. Michele Serra giorni fa ha scritto: la consueta gara a chi ce l’ha più lungo. La sindrome si associa spesso alla sua gemella: ce l’ho solo io. Sono stato il primo, non metto il cappello sulla manifestazione degli altri, eccetera. Vorrei far notare alle prime donne – mai come in questo caso: ai primi uomini – che il pubblico (l’elettorato) da casa è lo stesso. Sono le stesse persone, a volte più a volte meno, e si aspettano che chi conduce la medesima battaglia sia solidale. In tv come in politica. E’ quella malattia lì il cancro dell’opposizione. Spiace farne una questione di sesso, ma è una malattia maschile. Un augurio a Susanna Camusso.

 


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