Bersani a Il Messaggero: Fiat importante per industria e redditi, non può escludere rappresentanza sindacale di chi dissente. Referendum: scelta ai lavoratori

«Gli investimenti della Fiat sono importanti, preziosi per i territori interessati, per il nostro futuro industriale, per i redditi dei lavoratori». Dopo gli accordi di Pomigliano e Mirafiori Pier Luigi Bersani non esita a definire «prioritaria» la conferma degli impegni di sviluppo assunti dalla Fiat in Italia. Se Marchionne dirottasse altrove gli investimenti, sarebbe un colpo micidiale. Ma il segretario del Pd rifiuta il prendere o lasciare e si ribella a quanti – il governo da destra e Vendola da sinistra – gli chiedono di scegliere tra un si e un no integrale agli accordi senza Fiom. «Non rinuncerò a dire – spiega – che l’investimento è positivo e che bisogna far di tutto per tenerlo in Italia, ma anche che lo strappo sui diritti sindacali è ingiustificabile e pericoloso, e che va corretto. Noi ci batteremo per correggerlo». Bersani parla mentre a Torino il responsabile economico Fassina e i segretari regionale e provinciale del Pd (Morgan-do e Bragantini) stanno mettendo a punto un documento che definisce, più nel dettaglio, il giudizio e le proposte del partito sugli accordi Fiat.
Bersani insiste: «La nostra è una posizione forte e unitaria». E giudica supeciale la lettura di un Pd diviso tra filo-Cisl e filo-Cgil. Oppure diviso tra chi guarda al Terzo Polo e chi invece tiene di più a Vendola, oggi schieratissimo con la Fiom. Per vocazione Bersani attribuisce sempre al Pd un ruolo più ampio di ricomposizione politica. Non rinuncia, ad esempio, a rivolgersi a «tutte le opposizioni». E sostiene che, anche a partire dai problemi aperti sulla Fiat, «un governo serio dovrebbe sedersi al tavolo portando una sua politica industriale e cercando di coinvolgere le parti sociali in una nuova concertazione orientata alla crescita». Il governo Berlusconi invece «non fa questo e anzi punta sulla divisione». Dopo Piero Fassino, anche Massimo D’Alema si è augurato ieri che prevalga il sì nel referendum tra i lavoratori, in modo da confermare i nuovi investimenti Fiat. Bersani si tiene però un passo indietro: «Quella scelta tocca ai lavoratori, anche perché costerà loro sacrifici. E il Pd non farà il mestiere del sindacato». Né collateralismi, né tifosorie. Ma la linea del Pd va in quella direzione. Si agli investimenti, ma al tempo stesso battaglia in fabbrica e fuori contro la privazione dei diritti sindacali. «E inaccettabile – dice Bersani – che il dissenso venga escluso dalla rappresentanza sindacale. Se ci avviamo su questa china pericolosa, rischia di formarsi una valanga -che può travolgere -lo stesso diritto del lavoro. Oggi è esclusa la Fiom, domani in qualche fabbrica potrebbe toccare alla Fim». Il segretario del Pd riconosce a Marchionne il diritto di «esigere il rispetto degli accordi aziendali»: dopo il referendum le regole varranno per tutti. «Ma non si può escludere dalla rappresentanza chi ha espresso un’opinione contraria. Così si intacca un principio democratico».
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