I pisolini di Sansone

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inveceMentre le agenzie di stampa battevano la notizia della mozione di sfiducia presentata dal neonato polo centrista – Fini, Casini Rutelli più Lombardo e altri devoti dell’ultim’ora – ero a Firenze ad ascoltare Romano Prodi intervistato dal nostro Andrea Satta. A parlare di politica attraverso le metafore della bicicletta, come su questo giornale giocano a fare da un po’ perché «la situazione italiana è così triste che se ne può parlare ancora solo con un po’ di leggerezza», ha spiegato Prodi. Alle domande sui leader di opposizione ha pregato di non accanirsi: «Amo il mio paese ho il dovere morale di non alimentare la zizzania». Alla richiesta di spiegare cosa stia succedendo al centrosinistra ha risposto: «Quando ho fondato l’Ulivo una delle ragioni, direi la principale, era il desiderio di far cessare l’infinita lotta fra guelfi e ghibellini. Volevo far nascere una sinistra progressista europea, una forza riformista dove cattolici e laici lavorassero insieme ad un comune progetto. Solo così, credo, si può risolvere la questione della laicità dello stato: solo avendo laici e cattolici nei due schieramenti, e poi fra schieramenti confrontandosi nel merito. Senza barricate né posizioni a priori. Se si lascia l’insegna del cattolicesimo a un partito politico è finita. Guelfi, appunto, e tutti ghibellini gli altri. Con l’Ulivo, che era molto più di un disegno politico di breve periodo, è fallito anche questo tentativo». Dalla platea ammutolita una voce ha provato ad accennare una domanda – quella che avevano in mente tutti. «Ma Casini…». Prodi ha fatto cenno di no con la mano. Basta così, è già chiaro a sufficienza. Si è ripreso a parlare di ciclismo, il vecchio ct Alfredo Martini ha ricordato di quando gli disse di guardarsi dai gregari, c’è scappato un cenno all’arsenico nelle borracce. È tornato il buon umore.
La mozione di sfiducia dei centristi è tecnicamente una buona notizia per l’opposizione. Se si aggiungono i voti di Fli Udc e Api a quelli di Pd e Idv, che già hanno presentato la medesima richiesta, già adesso in questo Parlamento chiuso il governo non ha la maggioranza. Circostanza che conferma, come scrivevamo ieri, le ragioni della serrata: paura. Berlusconi dovrebbe dimettersi senza aspettare il 14, Gianni Letta pare che stia facendo progressi seppur impercettibili sulla strada della persuasione. Che bisogno c’è di uno show in diretta, in fondo? Muoia Sansone con tutti i filistei non giova ai filistei che qui sono parecchi e ci tengono alla pelle.
Impercettibile è la parola del giorno. Bisogna immaginare il signor B che nel conversare per la prima volta con il nuovo ambasciatore americano a Roma si “assopisce brevemente” , dorme impercettibilmente mentre David Thorne continua a parlare da solo. Seguono note sullo stato di salute del premier, attribuite non a l’Unità – che pone la questione da molti mesi, ne hanno scritto da ultimo Cancrini e Ravasi – né alla signora Veronica ma a Letta medesimo e al senatore Cantoni i quali naturalmente, come da copione, smentiscono i documenti dell’ambasciata Usa. La verità è sotto gli occhi di tutti. Anche quella dei rapporti fra Berlusconi e Putin quanto agli affari sul gas di cui le donnine sono un irrilevante dettaglio da dopolavoro. Umberto De Giovannangeli le riracconta oggi da capo alla luce dei dispacci Usa, i lettori del l’Unità conoscono la storia a memoria.

[http://concita.blog.unita.it/i-pisolini-di-sansone-1.258003]


Commenti

Una replica a “I pisolini di Sansone”

  1. Avatar epoché
    epoché

    … che noia…

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